• CATALOGO
  • LIBRI
  • CODICI
  • RIVISTE
  • SERVIZI ON LINE
  • ELEARNING
  • EBOOK
  • APP
  • BANCHE DATI
  • SCUOLA DI FORMAZIONE
  • SOFTWARE
 

Il Blog di Fabio Carrirolo

  • Home
  • Profilo
  • Pubblicazioni
  • Archivio
Postilla » Fisco » Il Blog di Fabio Carrirolo » Imposte dirette » Meglio un’imposta patrimoniale o la “patrimonializzazione” del reddito?

23 dicembre 2010

Meglio un’imposta patrimoniale o la “patrimonializzazione” del reddito?

Tweet

Sembra sempre più credibile e sostenibile la posizione di chi ritiene che si debbano inserire elementi di “patrimonio” nella vigente nozione di capacità contributiva, che in tal modo potrebbe essere più realistica e meglio tarata sulle esigenze di un moderno sistema impositivo (si veda a tale riguardo l’articolo di Enrico Zanetti, pubblicato su Eutekne.info).

 

Si possono però immaginare i timori di chi vede nell’imposta sul patrimonio una sorta di “espropriazione”, rivolta al “tesoretto” che molte persone fisiche sono riuscite ad accantonare grazie al risparmio personale e a quello dei propri ascendenti. Oltretutto, potrebbe trattarsi di un “tesoretto” costituito attraverso l’accantonamento (con sacrificio) del “residuo” del proprio reddito, a suo tempo tassato e quindi impiegato in prevalenza per i consumi personali e familiari.

 

Vi è poi chi afferma (con qualche fondamento) che l’evasione (il “nero”) si è via via trasformata in patrimonio, e che tale patrimonio potrebbe ora essere individuato come “sintomo” della presenza di redditi non manifesti, nella logica dell’accertamento sintetico.

 

Occorrerebbe verificare, a tale riguardo, se convenga “aggredire” direttamente il patrimonio, con una forma di imposizione reale che potrebbe colpire tutti, evasori e non, nonché figli, nipoti, etc. (aggiungendosi peraltro ad altre imposte previste dall’ordinamento), ovvero “redditualizzare” detto patrimonio, facendolo concorrere – attraverso uno schema “simil-ISEE” –  alla determinazione del livello di tassazione del reddito del periodo di imposta, secondo le aliquote progressive IRPEF a scaglioni.

 

Nel complesso, comunque, occorrerebbe introdurre un principio di “ragionevolezza fiscale”, in base al quale la sottrazione del reddito (considerando il cumulo imposte dirette e indirette, erariali e locali + contributi previdenziali) non può eccedere una determinata soglia (già la metà del reddito imponibile non sarebbe male).

Poi, è evidente lo sbilanciamento del sistema a sfavore del “fattore lavoro” e a favore della rendita improduttiva (e questa non è certo storia recente … ) …

 

Soprattutto, si avverte la necessità di sgravare le nuove iniziative economiche, che oggi rappresentano forse l’ultima speranza per i giovani alla ricerca di un progetto di vita (con consistenti semplificazioni amministrative e fiscali, ma anche prevedendo una forma di aiuto …).

 

Infine, dal punto di vista del “marketing”, non sarebbe male neppure se venisse data evidenza (per lo meno a livello aggregato) della destinazione dei tributi (anche al pagamento degli interessi del debito pubblico, è chiaro, spiegando che ciò serve a rispettare i parametri europei e, indirettamente, a finanziare le tali e talaltre spese …) …

 

Ah: naturalmente, quando si parla di risorse (“soldi”), di imposte e di contributi, oltre a presentarsi i consueti problemi di copertura finanziaria, emergono i rischi di abusi e frodi: è evidente, a tale riguardo, che il controllo deve essere visto come una componente fisiologica del sistema.

Letture: 14168 | Commenti: 10 |
Tweet

10 Commenti a “Meglio un’imposta patrimoniale o la “patrimonializzazione” del reddito?”

  1. Paolo scrive:
    Scritto il 28-12-2010 alle ore 10:50

    A mio avviso una imposta sul patrimonio indiferenziata può essere presa in considerazione solo se straordinaria e finalizzata a finanziare provvedimenti che abbiano come obiettivo l’uscita dalla crisi.
    Poi, si è opportuno stabilire che i rentiers debbano contribuire alle entrate fiscali più di quello che attualmente è loro richiesto, facendo però attenzione che non si pervenga ad un effetto di cumulo tra tassazione dei redditi da lavoro e del patrimonio che con le aliquote di oggi finirebbe per essere spoliativo.
    In ogni caso ritengo debba essere presa in seria considerazione la proposta del Prof. Lupi tendente a mettere in prima linea la ricerca del reddito da tassare direttamente presso il percipiente.

  2. Pognani Massimo scrive:
    Scritto il 28-12-2010 alle ore 11:00

    Il mio parere è favorevole alla applicazione di una imposta patrimoniale, in quanto ritengo che la costituzione di un “tesoretto”, quando questo eccede una normale forma di risparmio che (dovrebbe emergente da parametri precedentemente costituiti), possa essere emerso: in alcuni casi da una forma di evasione fiscale o altrimenti da una non corretta applicazione delle aliquote di imposta nelle diverse forme reddituali, e che occorrerà al più prsto porre rimedio, attraverso una urgente riforma fiscale

  3. Sergio scrive:
    Scritto il 4-1-2011 alle ore 00:28

    Come si può valutare una “normale” forma di risparmio? Il risparmio “normale” è proporzionale, progressivo o regressivo rispetto al reddito? o rispetto a quale altro parametro deve essere “normale”?
    Il lavoratore dipendente che guadagna 1.500 Euro netti al mese e ne risparmia 500 deve essere tassato di più del professionista che ne guadagna 5.000 netti e ne risparmia ugualmente 500? Il risparmio del primo eccede il risparmio “normale”?
    Cosa farebbe il “cattivo” risparmiatore per evitare di essere penalizzato in quanto risparmiatore eccedente la normalità? creerebbe delle riserve di contanti fingendo di aver speso questo denaro?

  4. Ennio Vial scrive:
    Scritto il 15-1-2011 alle ore 10:08

    Non è facile esprimere un giudizio.
    Di fatto le patrimoniali hanno un sapore espropriativo, dall’altro permettono a chi ha ricchezza diu accumularne sempre di più.
    Vi sono Paesi europei dove l’imposta di successione è il 40% (quaranta!!! non 4% come da noi!!!).
    Bisognerebbe chiedersi: come ci comporteremmo se sapessimo che i nostri beni passeranno ai figliu falcidiati?
    Forse spenderemmo di pù… forse investiremmo di più ….. ma forse emergerebbe l’occultamento di capitali all’estero….
    Non è facile. …….

  5. Fabio Carrirolo scrive:
    Scritto il 15-1-2011 alle ore 11:21

    Io penso solamente che ormai, per le persone fisiche, il patrimonio sia assai più rappresentativo della capacità contributiva rispetto al reddito imponibile. Perché non pensare a una riforma dell’Irpef con una progressività calcolata includendo il patrimonio (sulla falsariga dell’Isee)?

  6. Ennio Vial scrive:
    Scritto il 15-1-2011 alle ore 12:07

    Sono d’accordo…. ma a condizione di salvaguardare il risparmio …. e a condizione che il legislatore legiferi bene altrimenti si rischia di penalizzare i piccoli patrimoni per lasciar liberi quelli grandi …..

  7. Pino scrive:
    Scritto il 21-1-2011 alle ore 12:43

    Credo anche io come Paolo che la patrimonializzazione possa essere vista come misura straordinaria per trovare fondi per uscire dalla crisi.
    Il che giustificherebbe politicamente la misura. Il problema però è verificare se il Fisco ha la capacità di accertare tale patrimonio..la lista Falcioni ed il caso degli immobili fantasma sollevano forti perplessità sulle capacità del fisco di andare ad accertare il patrimonio.

  8. Gian Franco scrive:
    Scritto il 22-1-2011 alle ore 16:56

    Temo che nel caso di imposta patrimoniale verranno colpiti quelli che elencano tutti i beni nella denuncia dei redditi,creando così ulteriore ingiustizia verso il contribuente corretto
    Ma cos’è un patrimonio?
    Un quadro di valore,una collezione di oggetti o monete rare non verrà considerata,mentre un immobile già tassato come Ici e Irpef se messo a reddito pagherà ulteriormente.Poi c’è chi eredita beni immobili e magari ha un reddito proprio basso perchè lavoratore dipendente nel settore privato:sarebbe costretto a svendere per pagare?
    Mi sembra complesso e di difficile attuazione;se poi come pare i titoli di stato saranno esclusi anche da aumenti delle ritenute ecco che l’ingiustizia si amplia.Insomma non è facile ma i furbi sapranno come fare
    Cordialità

  9. Fabio Carrirolo scrive:
    Scritto il 23-1-2011 alle ore 07:33

    Ciò che mi sta a cuore è di proporre un ritorno alla “sostanza” del problema, ossia alla capacità contributiva: in questo gioca sia la considerazione dell’unità “sociale” di base nella quale avvengono sia la percezione del reddito, sia la gestione del patrimonio e il sostenimento delle spese necessarie (la famiglia, con ipotesi tipo-“quoziente”), sia la considerazione dei beni posseduti a livello personale e familiare.
    In questo contesto, immagino si possano ridisegnare le aliquote per attenuare il prelievo sul monoreddito non abbiente (prima casa a parte). Escluderei comunque una tassazione IRPEF “espropriatrice” in grado di penalizzare il risparmio e la proprietà. Diciamo che, nel sistema che ho in mente, il “fattore lavoro” verrebbe trattato meglio rispetto alla gestione e alla rendita improduttiva. Anche mediante il ritocco delle aliquote relative ai redditi di capitale, nell’ambito della tassazione delle persone fisiche detentricici di partecipazioni non qualificate.

  10. Filippo Matteucci scrive:
    Scritto il 23-10-2011 alle ore 07:31

    A CHI SERVE LA PATRIMONIALE

    Una ricetta semplice e immediata per un primo risanamento del bilancio pubblico:
    1. vendiamo 1000 immobili di proprietà degli enti pubblici: non si capisce perché lo stato o la regione o il comune debbano essere proprietari di immobili. Sono immobili sottratti al mercato, alle famiglie, ai lavoratori.
    2. Licenziamo immediatamente i 100.000 impiegati pubblici più inutili. Senza le vessazioni dei dipendenti pubblici, i ceti produttivi potranno creare ricchezza più liberamente. La maggior parte dei dipendenti pubblici non crea ricchezza, la distrugge.
    3. Eliminiamo qualsiasi tassazione sul risparmio delle famiglie e sui rendimenti del risparmio. Se le famiglie vedono che i loro risparmi sono al sicuro dal fisco e rendono, spendono tali rendimenti nell’acquisto di merci e servizi venduti dai ceti produttivi, stimolando in modo sano l’economia.

    Sono ricette semplici ed evidenti, le capirebbe anche un bambino, ma non vengono attuate perché i ceti parassitari (famiglie padrone degli stati e della grande industria sussidiata, e apparati politici, burocratici, amministrativi) vogliono continuare a vivere sulle spalle dei ceti produttivi, delle famiglie dei lavoratori, magari estorcendo loro una tassa patrimoniale sui loro beni.
    http://finance.yahoo.com/news/Low-rates-squeeze-savers-and-apf-3139420642.html?x=0
    http://www.facebook.com/groups?%2F104254476309818%2F#!/groups/104254476309818/

    http://cromwell.ilcannocchiale.it/2011/08/16/tea_party_federazione_liberist.html
    http://cromwell.ilcannocchiale.it/2011/09/17/tasse_sul_risparmio_e_liberism.html

    A CHI SERVE IL DECRETO SVILUPPO
    “Lo stato è la grande finzione attraverso la quale tutti si sforzano di vivere sulle spalle degli altri” (Frédéric Bastiat)
    Non si capisce come e per quale motivo un governo dovrebbe intervenire sul sistema economico per favorirne lo sviluppo. Non si capisce quale sviluppo porta il RUBARE soldi a chi li ha saputi guadagnare, risparmiare, investire, per darli ad altri, a soggetti parassiti e/o incapaci. Non si capisce perché nuove tasse dovrebbero ULTERIORMENTE depredare i ceti produttivi PER FORAGGIARE CETI PARASSITARI. Non si capisce perché la grande industria succhiasoldipubblici deve essere foraggiata dai contribuenti tramite sussidi, rottamazioni, fiscalizzazioni di oneri sociali, socializzazioni di perdite ecc. Non si capisce perché noi contribuenti dobbiamo SOSTENERE IL REDDITO di classi e settori improduttivi, obsoleti, parassitari. Non si capisce perché noi contribuenti dobbiamo sostenere il reddito degli agricoltori, i quali beneficiano di una vera e propria rendita di circa 300 euro per ettaro, le quote PAC, pagate da noi; e il nostro reddito CHI CE LO SOSTIENE? Non si capisce perché dobbiamo mantenere milioni di dipendenti pubblici assolutamente inutili, anzi dannosi per lo sviluppo economico.
    O meglio, CAPIAMO TUTTI IL PERCHE’, ma è ora che facciamo qualcosa di serio per cambiare questo PARASSITISMO AI NOSTRI DANNI.
    CHI VIVE SULLE TASSE PAGATE DAI CITTADINI DANNEGGIA TUTTI. RIDURRE TASSE E SPESE PUBBLICHE E’ TUO INTERESSE.
    http://finance.yahoo.com/news/Low-rates-squeeze-savers-and-apf-3139420642.html?x=0
    http://www.facebook.com/groups?%2F104254476309818%2F#!/groups/104254476309818/
    Filippo Matteucci
    Economista

Scrivi il tuo commento!

  • abuso, accertamento sintetico, aliquota, attività commerciale, base imponibile, black list, capacità contributiva, CFC, elusione fiscale, esterovestizione, evasione fiscale, frode fiscale, imposta patrimoniale, Imposte dirette, impresa fiscale, incoerenza complessiva, interpello, Ires, Irpef, ISEE, onere probatorio, reddito, reddito d'impresa, redditometro, riforma fiscale, risparmio, sanzioni, sistema fiscale, società estera, sostituto d'imposta, Statuto del contribuente, statuto scientifico, studi di settore, sviamento, tassazione progressiva IRPEF, vantaggio fiscale
  • HOME |
  • FISCO |
  • DIRITTO |
  • LAVORO |
  • IMPRESA |
  • SICUREZZA |
  • AMBIENTE
  • Chi è postilla |
  • I blogger |
  • Blog Policy |
  • Diventa Blogger |
  • Chi siamo |
  • Contatti |
  • Privacy |
  • Note Legali |
  • Policy cookie |
  • Pubblicità
 X 

P.I. 10209790152

Postilla è promossa da: IpsoaIl FiscoCedamUtetIndicitalia